
Dream Theater | Images and Words (1992)
La nascita del prog metal, un disco incredibile che rivitalizza il progressive dopo anni di stagnazione
Identificare una data di nascita del progressive metal non è semplice. Ufficialmente, se andate a leggere i siti che trattano l’argomento, la data è il 1992, l’anno della pubblicazione del secondo album dei Dream Theater, Images and Words.
Prima del 1992 il progressive e il metal erano ancora due mondi separati, lontani, che però da anni cercavano un avvicinamento. Alla fine degli anni ottanta alcuni gruppi tentarono di fonderli o perlomeno di avvicinarli. Questi gruppi, che si rifacevano in particolare ai primi promotori di un progressive più duro, cioè ai canadesi Rush, erano i Queensryche che nel 1988 pubblicarono Operation: Mindcrime, i Fates Warning e persino gli Iron Maiden, che pur non avendo nulla a che fare col progressive, nel loro album del 1988 Seventh Son of a Seventh Son, proposero le consuete sonorità metal con piccoli cenni di progressive (si senta il lungo finale della title-track).
Perchè allora la data di nascita del genere si può identificare nel 1992 e non con una antecedente? Secondo me il progressive e il metal sono sempre stati mondi lontanissimi sino al 1988. Li c’è stato un avvicinamento, questo però non voleva significare la nascita di un nuovo genere. Insomma, non bastava aggiungere una tastiera ai Metallica per creare il prog metal. Ci voleva qualcosa di più, serviva una fusione totale, alla fine il risultato doveva essere non più riconoscibile nè nel progressive nè nel metal classico. I Queenryche e i Fates Warning avevano fatto il primo passo, ma erano, oggettivamente, molto più metal. Anche il primo album dei Dream Theater, When Dream and Day Unite (1989), pur facendo un ulteriore passo avanti, non segnava la nascita del genere. Bisognava aspettare ancora tre anni, sino al 1992 per poter assistere al “parto”, cioè alla perfetta fusione tra gli Yes, i Rush, gli ELP con gli Iron Maiden o i Metallica.
Cosa differenzia Images and Words rispetto ai dischi precedenti? Innanzitutto un uso della tastiera che è totalmente sconosciuto ai Queensryche e ai Fates Warning, una tastiera che si produce in assoli duri e veloci quasi come fosse una chitarra elettrica. La durata dei brani è mediamente alta, di solito più di sette-otto minuti, fino ad arrivare alle suite di 20-25 minuti tipiche del progressive. Infine, la tecnica assolutamente superiore alla media e la complessità dei brani molto elevata. A questo punto credo si possa affermare l’ipotesi iniziale.
Images and Words è un perfetto connubio di suoni “estremi”, la chitarra di Petrucci (a mio avviso uno dei migliori chitarristi viventi), la batteria di Portnoy e la tastiera di Moore creano una sorta di caos organizzato, dove tutti gli strumenti suonano a velocità e potenza quasi inauditi, alternandosi vicendevolmente, senza prevalere l’uno sull’altro. La complessità e la difficoltà di esecuzione dei brani è ai massimi livelli, di semplice non c’è nulla, tutto è difficile, tortuoso, magniloquente, c’è sempre la voglia di stupire e di cercare la soluzione più difficile. Inoltre, le continue accelerazioni e i continui cambi di tempo non creano un suono spezzettato o poco fluido, al contrario tutto è ben amalgamato e scorrevole.
Si inizia con Pull Me Under che diventerà un classico dei loro esibizioni live, poi arriva la splendida ballad Another day, dedicata da Petrucci al padre che stava per morire di tumore cerebrale, chiedendogli di vivere ancora un altro giorno. Poi arrivano i tre capolavori che hanno elevato i Dream Theater ad un livello superiore. Metropolis pt.1, Take the Time e Learning to Live sono brani estremamente ambiziosi e probabilmente sono i primi esempi di vero progressive metal della storia. Petrucci e Moore suonano i loro strumenti in modo violento, alternando momenti melodici a durissimi impatti sonori, i tempi variano continuamente, a volte si fa fatica a sentire la voce di Labrie. Le parti migliori dei brani sono, come sempre nei DT, le parti strumentali, incredibili jam estreme ma perfettamente organizzate che a volte lasciano quasi incredulo chi li ascolta per la prima volta. E’ l’inizio di un nuovo genere che avrà innumerevoli seguaci che riconosceranno in Petrucci e compagni i loro ispiratori.