
Deadburger Factory | La Fisica delle Nuvole (2013)
La vera avanguardia italiana che guarda al futuro. Un triplo cd sorprendente, un lungo viaggio nella musica del novecento ed oltre.
Per poter ideare o anche solo immaginare un triplo cd come La Fisica delle nuvole bisogna avere ascoltato tanta, tantissima musica. Ma non basta averla solo ascoltata, bisogna averla amata, interiorizzata, studiata, fatta propria in modo viscerale. Solo questo può spiegare la nascita di questo incredibile viaggio nel tempo dei Deadburger Factory che parte dalla musica classica dei primi del novecento/fine ottocento di Erik Satie, dall’avanguardia di Charles Ives e di Edgar Varese, al jazz di Ornette Coleman e di Don Cherry fino ai nostri giorni, dai viaggi lisergici psichedelici alle descrizioni spaziali della musica cosmica, dai Radio Head ai violini dei Dead Can Dance. Dopo avere ascoltato il tutto la sensazione è davvero di un lungo viaggio della durata di più di un secolo. Troverete tutto questo in questo colossale lavoro, tutto tranne il Mainstream, se questo è quello che cercate lasciate perdere, non troverete nulla di scontato, nulla di semplice, nulla di ammiccante, nulla che non sia arte, che non sia cultura, che non sia rielaborazione personale del lungo ascolto di grandi musicisti. E’ pura avanguardia, l’avanguardia italiana che guarda al futuro, ai prossimi trenta-quarant’anni. Non avanguardia fredda o senza sentimenti, come a volte può essere la sperimentazione estrema o fine a se stessa, qui non c’è il piacere intellettuale di mettere in mostra una cultura smisurata ma irraggiungibile per l’uomo comune, qui l’avanguardia può parlare a tutti o perlomeno a coloro che hanno la voglia o le orecchie per comprendere.
La Fisica delle Nuvole si presenta in una confezione elegante e perfettamente disegnata da Paolo Bacilleri, famoso fumettista italiano (disegna tra l’altro nella serie Napoleone della Bonelli Editore). Vi troverete tre cd, ma i Deadburger ci tengono a dire che non si tratta di un album triplo. Sono in effetti tre album distinti, ognuno con il proprio titolo, con la propria storia, col proprio significato, tutti inediti, tutti concentrati in circa trenta minuti. I cd nascono per il teatro, contengono quattro colonne sonore per altrettante opere teatrali. I primi due album li considero di un livello altissimo, vere perle dell’avanguardia italiana, il terzo album entra in ambiti più consoni alla canzone classica e risulta quindi meno innovativo.
Si parte con Puro Nylon 100% di Alessandro Casini, Vittorio Nistri e Tony Vivona. Il titolo sottolinea il contrasto tra il puro di una fibra naturale ed il nylon, fibra artificiale. Anche nella musica si evidenzia il contrasto tra la musica elettronica e quella degli strumenti classici. Tre brani (Re, L’inganno e Ciò che la pelle spiega) sono splendide rivisitazioni lavori di Erik Satie, che sono stravolti e resi quasi irriconoscibili da una serie di loop elettronici minimali. In RE troviamo un campione di cinque secondi del Socrate di Satie ripetuto continuamente. All’atmosfera minimale contribuiscono un sestetto di archi e clarinetto che ricordano i suoni degli ultimi Dead Can Dance. Questi due brani rappresentano l’anima classica e allo stesso tempo minimale dei Deadburger, poche note ripetute come fossero i versi di un poeta ermetico. L’Inganno termina ne brano Il Poeta, breve ma toccante poesia di Tony Livona recitata da Giorgio Saviane. Il brano iniziale, 1940 Madre, alterna momenti industrial, rumori filtrati, chitarre distorte psichedeliche e viole. Momenti elettrici ed energici sono quelli del rock duro di Obsoleto Blues. Parlare di rock duro nei Deadburger è errato, credo sia una dedica ad una musica ritenuta più volte morta ma proprio i Deadburger, tra gli altri, dimostrano come il rock possa innovarsi continuamente. In Ogni Dove è un’inno alla psichedelia, più alla nuova psichedelia dei Bark Psychosis che alla classica americana. E’ un brano che sembra uscito dall’album capolavoro Hex. Oltre è segnato da basso e violino che accompagnano un testo parlato e termina con rumori elettronici che terminano nel breve Slow Emotion. Si chiude alla grande con Ancora più oltre con vocalizzi (Wyatt?) rielaborati artificiosamente che sono seguiti dalla magnifica cornetta in lontananza, triste e melanconica di Vittorio Nistri che crea un suo personale e toccante omaggio al jazzista Don Cherry.
Il secondo album, diviso tra Microonde e Vibroplettri è forse il più geniale dei tre, il più sperimentale. Leggo che i primi quattro brani sono registrati utilizzando, quale unica sorgente sonora, un comune forno a microonde, i cui suoni vengono distorti, amplificati, rielaborati. Se qualcuno di voi si fosse mai chiesto quale sia il “suono” dell’Urlo di Munch ecco pronta la risposta. Il primo brano La mia vita dentro il forno a microoonde, è la geniale idea di Vittorio Nistri di dare voce ad un dipinto, la conferma che le arti possono e devono toccarsi e confrontarsi. La Strategia del topo èun brano fondamentale dell’album, immaginate un topo intrappolato nel forno a microonde, cercherà di sfuggire ma la sua fine sarà inevitabile. Il tutto è descritto dalle percussioni ottenute battendo e colpendo il forno, dall’elettronica di Nistri, fino ai rumori finali che indicano la triste fine del topo. Sinceramente geniale. Magnetron e Micronauta vengono descritti dai Deadburger come musica cosmica fatta in cucina. Sempre tramite i rumori del famoso forno si crea un atmosfera spaziale degna di Klaus Schulze, il video di Micronauta, tramite immagini che riprendono 2001 Odissea nello spazio di KubricK, descrive la nostra trasformazione antriopologica da un uomo che ha vissuto a stretto contatto con la natura ad un uomo che se ne allontana sempre più. Da qui l’immagine del neonato che nel cordone ombelicale ha una chiavetta USB, segno di un’evoluzione la cui strada ci è ancora sconosciuta. I restanti quattro brani sono di Alessandro Casini a cui è venuta l’insana idea di suonare la sua chitarra non con un normale plettro ma con un “vibroplettro”, cioè con un fallo cromato a pile o con uno stimolatore clitorideo della Durex (non è uno scherzo). Il risultato sono quattro brani eccellenti, atmosfere ipnotiche e stralunate in Il dentista di Tangeri, un riff blues di due minuti con distorsioni elettroniche in Cuore di Rana, una splendida dedica al primo cinema di fantascienza con DR. Quatermass, I Presume, il brano migliore di Casini, sino al breve viaggio psichedelico di Arando i campi di vetro.
Il terzo ed ultimo cd vede l’ampliamento della line-up fino a tredici elementi, si aggiungono come ospiti tra gli altri Paolo Benvegnù, Enrico Gabrielli (Calibro 35, Afterhours) e Marina Mulopolus (Almanegretta). Qui c’è una svolta, quasi tutti i brani sono cantati, c’è una maggiore vicinanza ad un’idea di canzone classica pur restando sempre chiara la voglia di innovare e sperimentare. I Deadburger la definiscono un’orchestra acustico-psichedelica di otto elementi. Il primo brano La fisica delle nuvole è una coinvolgente lettura accompagnata da violini e fiati. Ritmi funk in Bruciando il piccolo padre in cui si immagina che mummia di Lenin si difenda dal tentativo di essere cremata. In Il mare è scomparso si descrive una poesia post-apocalittica di Michael Houellebeq cantata in modo incomprensibile in quanto gli uomini regrediti in forma di lupo non sono più in grado di comunicare. Infine segnalo il finale Starburger, omaggio a Sun Ra.
L’album che abbiamo di fronte è davvero molto importante, vedremo se verrà riconosciuto tale anche in futuro, io scommetto di si e credo che il tempo darà ragione ai suoi autori che finalmente segnalo, Vittorio Nistri, elettronica, tastiere, manipolazioni sonore, ideazione e deus ex machina del progetto, Alessandro Casini alla chitarra, Simone Tilli, voce e tromba, e Carlo Sciannameo al basso. Non ci resta che ringranziarli, il cappello va giù.