
Daevid Allen | Now Is The Happiest Time Of Your Life (1977)
Seconda pubblicazione da Deya e ritorno dell'eroe Zero
Now Is The Happiest Time Of Your Life è il disco della riconciliazione di Daevid Allen col suo alter ego Zero The Hero. Un’intervista del 1977 (curata da Symbiosis di Clive Williamson) riguardo questo periodo ne è la conferma: “La mitologia del pianeta Gong non è ancora conclusa”. La pacificazione scaturisce da una riflessione, maturata nel corso degli anni, della quale si potevano già scorgere le prime fugaci indicazioni nel precedente Good Morning!. Si tratta dunque di un annuncio: se in You Zero/Allen non ha potuto assistere alla rivelazione e compiere definitivamente l’ascesa mistica (che coincide col fallimento della comune), interrompendo il percorso, tre anni più tardi è pronto per tornare con i piedi sulla Terra. E il 1977 segna infatti un nuovo prolifico periodo: un concerto reunion con i Gong (Gong Est Mort… Vive Gong!), l’attuazione di un nuovo progetto (i Planet Gong) e, prima di questi, la pubblicazione di Now Is The Happiest Time Of Your Life, registrato ancora in casa su un Teac a quattro tracce e pubblicato per l’etichetta indipendente Tapioca.
Dopo l’intro Flamenco Zero, un’ottima prova per sola chitarra di Juan Biblioni, ritroviamo nuovamente le atmosfere di Good Morning! in Why Do We Treat Ourselves Like We Do, che è il manifesto di una personalità definitivamente ritrovata (“in case you don’t remember this is who you are!” contro “in case you don’t remember this is what you do…“): la canzone è bipartita tra le domande che il coro pone a Zero – cosa abbia fatto, dove sia stato, perché abbia aspettato tutto questo tempo – e le risposte ricevute. Nel coro e alle tabla troviamo Sam Gopal.
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Segue un intermezzo composto da una registrazione in pubblico, in uno dei ristoranti di Deya – “C’è qualcuno qui che non conosce la trilogia dei Gong?” (tutti ridono) – e la spiegazione in forma di favola del moto delle teiere volanti da parte di Allen ai figli Taliesin e Orlando, Tally & Orlando Meet The Cockpot Pixie, sotto un tappeto di moog, a tempo di valzer.
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C’è spazio per un atipico rock ‘n’ roll con drum machine per See You On The Moontower, che trova il modo perfetto di svilupparsi grazie soprattutto alla perizia tecnica del violinista Xavier Riba.
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Poet For Sale è una recitazione musicata in cui si denuncia lo sfruttamento degli artisti (da notare infatti la rottura con l’etichetta Virgin): “la mia testa deve essere affittata a dei dementi?“.
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I am è una nuova incursione drone-ambient, con glissando guitar, voci om e Gilli Smyth, campane bucoliche e cinguettii. È la prima vera inclusione in un disco di Allen di un brano che veda la creazione di uno spazio musicale basata su droni. Nelle ristampe di Good Morning! è comunque presente l’Euterpe Gratitude Piece, cronologicamente antecedente, sofferente però di una gestazione troppo caotica. I am è invece l’esatto contrario.
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Chiude Deya Goddess (Sam Gopal nuovamente alle tabla).
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Ci troviamo di fronte alla fotografia di un periodo felice e spensierato che lascia, però, trasparire un autobiografismo esplicito che forse non aveva talvolta bisogno di essere riportato su vinile. Non mancano certo bei momenti, ma la tensione polemica, solo accennata, è volta alla realizzazione di altri intenti che saranno compiuti a dovere nelle pubblicazioni successive. Zero è comunque tornato e intraprende un nuovo viaggio che lo porterà dalla Spagna in Francia per formare i Planet Gong.
Formazione: Daevid Allen: voce, chitarre; Juan Biblioni, Pepsi Milan: chitarre; Sam Gopal: tabla; Xavier Riba: violino; Vera Violin: violino in Why Do We Treat Ourselves Like We Do?; Victor Peraino: synth