
Cervello | Melos (1973)
Il progressive mediterraneo dei Cervello, tra tradizione greca ed una forte volontà di innovazione.
ll rock progressivo napoletano ha rappresentato una pagina importante e peculiare del variegato scenario del progressive italiano (una volta si sarebbe detto del pop italiano). All’interno di questa scena musicale i Cervello si collocano nel filone più sperimentale del genere, quello meno praticato e forse meno amato in Italia. Hanno pubblicato un solo album, “Melos“, nel 1973, per sciogliersi poco dopo, scoraggiati dal modesto successo di pubblico. Il gruppo ha tuttavia grandi meriti per aver rappresentato una delle espressioni più originali del progressive italiano minore (minore nel senso di non fare parte del ristretto novero dei gruppi più famosi).
Tra i fondatori c’era Corrado Rustici (fratello di Danilo degli Osanna ed eccellente chitarrista) che così ricorda quegli anni: “Registrai il mio primo album (Melos) nel ’73, con un gruppo prog chiamato Cervello, un disco adesso universalmente considerato uno dei migliori 20 album del prog italiano. Era un periodo nel quale in Italia c’erano movimenti culturali e sociali abbastanza pesanti: era molto difficile suonare e avere un riscontro con altri musicisti. Ogni tanto arrivavano in Italia gruppi come Jethro Tull, Genesis, Gentle Giant, Van Der Graaf Generator; questi musicisti facevano cose incredibili, e io cominciai a sentire l’esigenza di misurarmi con loro. Seppi abbastanza presto che era importante che io uscissi dall’Italia. Formammo un gruppo chiamato Nova e decidemmo di trasferirci, con grandi sacrifici, in Inghilterra. Lì ebbi la possibilità di conoscere, di suonare, di imparare da grandissimi musicisti americani e inglesi. Tutti i grandi spostamenti che ho fatto, sono serviti a seguire questa mia voce interiore.”
Melos al momento della pubblicazione fu molto sottovalutato, era oggettivamente, nonostante la giovanissima età dei musicisti (quasi tutti diciannovenni), molto avanti coi tempi, innovativo e di non facile ascolto. L’assenza della tastiera, la durezza della chitarra di Rustici, il sax ed il flauto molto presenti, la complessità generale lo rendevano difficilmente confrontabile con altri dischi del genere. I riferimenti greci, chiari sin dal titolo, lo sono anche nella musica che, a volte, sembra una filosofica sfida tra ordine e caos, tra l’essere e il non essere. Nel complesso direi che i Cervello sono il gruppo italiano che più di tutti ricorda il progressive dei Van Deer Graaf Generator.
L’atmosfera mediterranea, le sonorità etniche già presenti negli Osanna, qui si fanno più dure, ostiche e inquietanti, sopratutto nel brano iniziale, Il Canto del Capro, che ha una intro cupa e angosciante, in particolare l’arpeggio acido di Corrado Rustici.
I brani successivi alternano fasi melodiche interrotte da dure accelerazioni, mantenendo sempre quell’atmosfera etnica a metà strada tra la Grecia e Napoli. Il tutto ha in comune una base di sax, che sostituisce le tastiere, a tratti molto tenebrosa.
Trittico, il brano che ricorda maggiormente gli Osanna, Euterpe, con i suoi assoli di chitarra e sax, Scinsione, con un intermezzo elettronico quasi Faustiano, Galassia, l’ipnotica Melos, sono tutti brani ottimi che oggi sono stati enormemente rivalutati e come dice giustamente Rustici rendono Melos uno dei primi venti album del progressive italiano.