
Brainticket | Past Present & Future (2015)
Il gradito ritorno degli autori del leggendario Cottonwoodhill
Ci sono delle band cult che hanno segnato la storia della musica fin da epoche ormai distanti e di cui troviamo ancora molte testimonianze negli angoli silenziosi di negozi di dischi o nelle leggende impolverate che alcuni gruppi di appassionati di musica si tramandano oralmente. Album che i moderni sistemi di recupero e conservazione ci riconsegnano intatti alla memoria per poterne ancora gustare (e giudicare) il valore artistico: Cottonwoodhill, è senz’altro uno di questi album e i Brainticket profeti inascoltati di un’epoca remota nel tempo che finalmente oggi si prendono la rivincita di essere ancora sulla scena discografica mondiale. “Snobbati” dai loro contemporanei del movimento krautrock perché utilizzavano una strumentazione non ortodossa, posti su una zona di confine tra i generi progressive, psichedelico e spaziale in un modo che solo gli Amon Duul seppero appena sfiorare, la loro carriera si concluse nel 1982 dopo appena quattro album.
Oggi ritornano con questo nuovo disco Past Present & Future e troviamo limpide epigoni di quelle atmosfere storiche nelle due suite Dancing On The Volcano Part 1 & 2 (otto e ventuno minuti) brani dal gusto epico e fantastico, mondi contorti come solo i Brainticket sanno creare, uno stream difficile da afferrare e che trascina l’ascoltatore sulla soglia della sofferenza psichica. Torna il flauto etereo e limpido di Joel Vandroogenbroeck, che si offre di guidarci nel mondo che via via si dipana nelle nostre orecchie con inceppamenti, trance psichedeliche, elettronica “a strati” e dove le voci di Kyrsten Bean e Kephera Moon si “liquefanno” nello schema bizzarro delle parti di organo (senza peraltro farci dimenticare mai la voce di Dawn Muir). Gli altri compagni di viaggio di Vandroogenbroeck sono Bryce Shelton, basso e basso ad otto corde; Jason Willer, batteria e percussioni; Nicky Garratt, chitarra acustica ed elettrica.
L’album, che tuttavia non è opera omogenea e che in alcune parti tentenna verso un jazz lounge un po’ “ruffiano” si conclude con un bel brano “forte” dal titolo semplice e che riassume un po’ il senso di tutto il disco: Brainticket Blues, in cui troviamo di nuovo tutte le componenti della musica della band nel nitore dell’organo e nella manipolazione elettronica del suono, oggi ben più sofisticata di ieri; nel fascinoso lirismo delle voci, in uno spazio che “dondola” ed ondeggia nelle nostre orecchie trasferendoci in un “ognidove” senza dimensioni eppure concreto e tangibile. Un blues cosmico, insomma, che scorre sulle note della chitarra di Nicky Garratt, sognanti e trascendentali. Titolo appropriato, dunque, Past Present & Future: i Brainticket in questo disco riescono a reinventare modelli e stili diversi di varie epoche musicali, ma anche a generare nuovamente quel vento-dal-nulla che si era innalzato possente nella loro musica di molti anni fa.