
Birdsongs of the Mesozoic | Magnetic Flip (1984)
Il migliore progressive rock degli anni ottanta non vuole il prefisso neo.
I Birdsongs of the Mesozoic furono, tra i tanti epigoni del progressive rock del periodo d’oro (1969-74), uno dei gruppi con la maggiore capacità di traghettare il prog nei nuovi anni ottanta senza mai apparire nè di retroguardia (troppo anni settanta), nè “alla moda” (troppo anni ottanta), rifuggendo le tentazioni del sinth-pop britannico imperante. Riuscirono a creare un suono nuovo che non si rifaceva in modo esclusivo al prog britannico o a Canterbury, semmai era più vicino alla musica classica del novecento e all’avanguardia di Terry Riley. Proprio per questi motivi oggi la musica dei Birdsongs of the Mesozoic, priva di quelle caratteristiche che possano identificarla in un periodo particolare, di quegli espedienti andati di moda pochi anni o addirittura pochi mesi, di quell’aria di “già sentito”, ancora oggi ci appare estremamente moderna. Il loro è un nuovo progressive che non ha bisogno del prefisso neo.
Nacquero a Boston dall’incontro del prodigioso tastierista Erik Lindgren col polistrumentista Roger Miller (ex Mission of Burma), a cui si unirono Rick Scott e Martin Swope. Da notare che tre dei quattro componenti erano pianisti, anche da questo si capisce quanto fosse ambizioso questo progetto. Dopo l’ottimo EP omonimo, nel 1984 pubblicano il loro primo LP, Magnetic Flip che fu la loro consacrazione ed uno dei loro migliori album di sempre.
I loro brani, tutti strumentali, si rifanno molto al minimalismo ripetitivo di Terry Riley, il brano Terry Riley’s House è un esplicito omaggio al compositore. Il brano più noto, Ptoccata, è anch’esso un perfetto esempio di come coniugare l’avanguardia minimalista ripetitiva col progressive anni settanta. Le tre tastiere, piano, tastiera ed organo, martellano ripetitivamente più che dare una melodia, la lezione di Terry Riley è appresa. In certi momenti sembra di sentire Emerson al netto della sua pomposità, in altri la freddezza di Fripp.
Altri brani continuano questa contaminazione tra prog e minimalismo ripetitivo (Shiny Golden Snakes, The Tyger), altri appaiono come dissonanti balletti ipertecnici (The Arousing), mentre Theme from Rocky and Bullwinkle è una delirante versione della musica di una serie televisiva americana.
Il brano (excerpts from) The Rite of Spring è un rifacimento de La sagra della primavera di Igor’ Stravinskij che contiene i pregi e i difetti di quasi tutte le trasposizioni rock della musica classica ma in questo caso i pregi superano abbondantemente i difetti.
International Tours è diverso da tutti gli altri, un brano ambient a metà tra il Brian Eno di Music for Airports e i Popol Vuh.