
Beppe Cunico | Passion, Love, Heart & Soul (2020)
Dopo aver coniato un album interessante, dobbiamo prepararci a riascoltare spesso questo rocker vicentino
A volte succede di avere tanta di quella posta che capita di perdersi qualcosa di interessante e, purtroppo, così è stato; infatti revisionando tutta la casella di posta elettronica mi sono accorto che ci era sfuggita più di qualcosa compreso il disco di Beppe Cunico, uscito lo scorso ma che l’artista dichiara di aver iniziato a comporre nel 2017. Il sapore di quest’album viaggia verso orizzonti che stanno tra rock e progressive che se da una parte sono la vera spina dorsale del disco, dall’altra lasciano spazio ad una inusuale vitalità alla quale contribuisce, in maniera sostanziale la particolare voce di Beppe. Il disco poi è così impegnato che, sinceramente ad affrontare i temi trattati da Cunico ci vuole veramente un forte coraggio, ed infatti Cunico affronta i temi che colpiscono in particolar modo gli adolescenti. Si inizia con The Beginning
che è una vera e proprie piece anzi, una riflessione a cuore aperto sulla musica, quasi a rafforzare quel principio di autodifesa che ci ha colpito un po’ tutti in questo periodo di pandemia dove il nostro essere comunità è stato quasi affossato, ma per fortuna abbiam resistito non facendoci rubare la creatività che ancora oggi ci dà la forza di continuare. Insomma, un riassunto della vita di Beppe che è anche, forse, il riassunto di tanti di noi. Reinvent Yourself è reazione a quanto accaduto personalmente a Cunico ed alla sua famiglia,
accadimento grazie al quale è sopraggiunta la forza di rinascere, quella giusta forza che ha avuto il sopravvento ed ha portato l’artista a credere di più in sè stesso, permettendogli così di realizzare quest’album che è bello ascoltare, un lavoro che colpisce oltre per il bel rock anche per la particolarissima voce di Cunico. Colpisce anche la bella fase di chitarra solista che riporta a rileggere il rock in un modo che non ci accadeva da tempo quando le “svisate di chitarra” erano il nostro patrimonio quotidiano. E se questo brano lo ascoltate attentamente vi accorgerete che il rock qui è proprio di casa. E non si può fare a meno di non capire che il successivo My Life,
per la sua cadenza e dolcezza espressa, è di sicuro dedicato ad una donna per la quale, Beppe esprime tutto ciò che di più bello si possa dire. Sarà dedicato a chi? Non ci interessa ma di certo con An Evening With Steven Wilson,
Beppe fa centro perchè ci colpisce nel profondo vista la probabile stessa passione che abbiamo per la mente dei più importanti progetti di rock tutt’ora esistenti. E si nota davvero perché la struttura musicale di questo brano, oltre ad avere molte affinità con il Wilson dei Porcupine Tree, ha anche affinità con un modo di splettrare sulla chitarra che qui ci sembra abbastanza imitato, oltre che per l’atmosfera di alto progressive che si fa notare. Il successivo Silent Heros fa venire la pelle d’oca al solo pensiero del tema trattato, per quei seicentomila che furono sacrificati al nucleare in Bielorussia, un po’ come lo sono oggi i centomila e più dei nostri giorni. Già, ma se le parole sono quello che colpiscono, ciò che stordisce qui è soprattutto la musica che si fa sentire in tutta la sua volontà di trasformismo che tocca vertici impensabili e che rendono questo disco un esordio di tutto rispetto. Anche Above The Stars non distoglie per nulla lo sguardo dalle ventate di elettro rock stile wilsoniano, ma il bello è che qui abbiamo a che fare con un artista che ci mette tanto del suo e lo dimostra su tutto questo disco d’esordio che, ne siamo certi, farà parlare spesso di sé a lungo.
Growing And Fighting fa quasi venire le lacrime mentre lo si ascolta, con quella colonna sonora progressiva che sostiene un passaggio su cui in molti dovremmo essere a meditare visto che, qui, si parla della quotidiana lotta e dei sacrifici che una famiglia deve fare per salvare una figlia dall’anoressia.
Un pezzo che anche ad ascoltarlo ad occhi chiusi è semplicemente fantastico per le sonorità che vengono proposte, e ci chiediamo come mai un disco così possa esserci sfuggito. E la musica affiora tutta nel successivo, splendido, One Special Day in cui Cunico racconta le emozioni che lo hanno invaso mentre assieme ai musicisti che lo hanno accompagnato nella realizzazione di questo disco, spezzavano la routine di ogni giorno.
Ecco, allora, che il giorno speciale in questo brano è tutto di Cunico, anche se ascoltandolo, diventa subito nostro. L’arrivo di Unleash The Beauty è una convinzione a cuore aperto dello stesso Cunico che dichiara “questa canzone è una condanna nei confronti del pessimo lavoro fatto dall’industria musicale: una filiera che promuove musica finta, senza identità né creatività. Con questa canzone mi piacerebbe spronare artisti e sognatori a ribellarsi da questo meccanismo deleterio”.
Che dire, di certo questo è il pezzo in cui maggiore è la presenza di un rock che guarda agli settanta, ai migliori anni settanta in trricolore che in musica hanno detto tanto. L’inno alla buona musica arriva con I Wanna Play che spezza una lancia a favore di tutto il movimento underground ed a tutti gli artisti che, pur sconosciuti alle grandi major si impegnano tanto per proporre musica “dal cuore”.
Il disco si chiude con And Then Comes che con un’apertura wilsoniana ed un breve passaggio con le tastiere alla Deep Purple riprende quello stile tutto personale che Beppe Cunico ha coniato e che, dopo questo ben riuscito Passion, Love, Heart & Soul, dovremmo abituarci, speriamo, a risentire spesso con altri lavori del musicista vicentino.
L’apertura wilsoniana del brano, ed il breve passaggio con le tastiere alla Deep Purple riprendono in pieno quello stile tutto personale che Beppe Cunico ha coniato e che dopo questo ben riuscito Passion, Love, Heart & Soul, dovremmo abituarci, speriamo, a risentire spesso con altri lavori del vicentino.