
Bakerloo | Bakerloo (1969)
Energico rock-blues inglese con piccoli accenni di proto-progressive
I Bakerloo furono un gruppo blues inglese che tra il 1968 ed il 1969 proposero un rock molto energico e complesso, da molti assimilato al proto-progressive. Pubblicarono un solo album, Bakerloo (1969), che ebbe un buon successo di critica. Anche i loro live ebbero un notevole seguito di sostenitori, tanto che furono considerati, per il breve periodo in cui suonarono, una band di culto. Si esibirono, tra l’altro, come gruppo di supporto nel debutto dei Led Zeppelin a Londra, al famoso Marquee Club, il 18 ottobre 1968.
La formazione era Clempson Dave alla chitarra e voce, Terry Poole al basso e John Hinch alla batteria. Poco dopo l’uscita dell’album il gruppo si sciolse, Clempson entrò a far parte dei Colosseum, gruppo celeberrimo del progressive inglese, Poole e Baker fondarono i May Blitz, autori di due buoni album. Il nome Bakerloo fu scelto dal nome di una fermata della metropolitana di Londra.
Il discreto successo dei Bakerloo non nacque dalla novità dei suoni proposti, Clempson e compagni non proposero nulla di nuova, il sound era un classico blues molto duro ed immediato, con un certo grado di complessità e tecnica che, a posteriori, fu definito come un esempio di proto-progressive. In effetti però, se proto-progressive era, le similitudini con i Nice o con i Procol Harum, i classici gruppi assimilabili in questa categoria, sono praticamente inesistenti. Se si volessero trovare somiglianze dovremmo cercarle più con i Cream o con i Ten Years After, anche se qui i suoni proposti erano ancora più duri. Il blues non è il solo elemento presente nel disco, chiare le influenze di folk, a tratti di jazz e classica, come ad esempio nel rifacimento della Bourée di Bach, brano che fu poi rivisitato pochi mesi dopo dagli Jethro Tull.
A parte questo brano, il resto è molto compatto e duro, come ad esempio l’apertura, Big Bear Ffolly, dove nonostante la durezza della chitarra si cerca una sintonia con ritmi jazz.
Bring It On Home è un tipico blues (alla Jethro Tull, per intenderci).
Il resto dei brani sono molto interessanti, in particolare l’ultimo, Son Of Moonshine, classico pezzo di chiusura dei loro live. Qui la complessità è superiore alla media del resto dell’album e Terry Pole in un’intervista del 2001 lo definì uno dei migliori brani di blues progressivo della storia (ma ovviamente lui era un pò di parte).
Nel complesso il giudizio è positivo, non è un album imperdibile, ma consigliato certamente agli amanti del blues o di gruppi come i Cream.