
Atomic Rooster | Death Walks Behind You (1971)
Il miglior album degli Atomic Rooster è l'emblema stesso dell'anima più nera del progressive rock.

Atomic Rooster
Gli Atomic Rooster entrano di diritto, per almeno due motivi, dalla porta principale nella storia del rock progressivo; in primo luogo per l’incredibile formazione che ne ha fatto parte, dal batterista Carl Palmer degli ELP al formidabile e sfortunato tastierista Vincent Crane (ex dei Crazy World di Arthur Brown), uno dei musicisti tecnicamente più dotati e con maggiori potenzialità dell’intera scena progressiva britannica (ahimè, solo parzialmente espresse); in secondo luogo per aver rappresentato e dato vita a una nuova anima del prog classico, quella ispirata a temi horror, atmosfere lugubri e nere, tenendo sempre ben salda la barra all’interno di un virtuosismo tastieristico tipicamente emersoniano, senza travalicare in sonorità proto-metal come in quegli anni stavano facendo i più noti Black Sabbath. “Death Walks Behind You” resta probabilmente la migliore testimonianza di questo nuovo “horror prog” che tanti proseliti, con meno fantasia e ispirazione, avrà negli anni successivi. Brani come la cupa title track e la sua memorabile intro da film horror, l’iper-virtuosa VUG, l’hard rock hendrixiano di “Sleeping For Years“, il piano di “Seven Lonely Streets“, la jazzata “Nobody Else” o il blues rock di “Tomorrow Night” restano pagine insuperate di un nuovo modo di intendere il rock progressivo classico.
Valerio D’Onofrio
La produzione discografica degli Atomic Rooster è una sorta di “creazione ad intermittenza” dovuta per lo più ai periodi di buona e cattiva salute, alla lucidità ed alla presenza del leader Vincent Crane, musicista dotato di una smisurata creatività oltre che ottimo tastierista.
Dovendo paragonare Vincent a star del rock più vicine a noi, e di certo con le dovute differenze, forse quelle che ci appaiono più vicine sono la figura di Syd Barrett, Kurt Cobain, la stessa Joplin, morti suicidi per problematiche comunque comuni.

Atomic Rooster
Ma veniamo a questo bel lavoro degli Atomic Rooster che con “Death Walks Behind You” realizzano una sorta di progenitore dei suoni duri e metallici che caratterizzeranno gli anni a venire.
Anticipare, così come lo fecero gli Atomic, un ricambio sonoro verso liriche cupe e sataniche, tanto presenti in questo immenso lavoro (per noi di certo il migliore del gruppo, ma è sempre opinione personale), ci porta a poter affermare che gli Atomic precorsero e di gran lunga quello che da lì a poco sarebbe diventato il futuro del rock (pensate agli E.L.&.P. ad esempio fondati proprio dopo che Palmer abbandonò gli Atomic, ai Black Sabbath, agli Uriah Heep e così via).
L’album è un vero e proprio diamante del prog inglese, realizzato con uno stile creativo sin dalla bellissima copertina che riproduce un’opera di William Blake, mentre i suoni vanno dal dark all’oscurantismo vero e proprio, al dark che tanto amiamo ma anche a quell’heavy capice in semplici battute di trasformarsi in progressive. Insomma, un lavoro dalla miscela musicale esplosiva come solo gli Atomic Rooster hanno saputo fin qui fare.
Il lavoro, si compone, oltre che dalla bellissima copertina, di ben otto brani, percorsi musicali che se uniti da un unico filo conduttore a volte risuonano come a se stanti e, forse, è proprio questa una delle caratteristiche di questo gruppo.
Introdotto dal piano e con una partenza sinistra il brano di apertura Death Walks Behind You fu inizialmente pensato per un cortometraggio dal titolo “The Vortex” e, come lo stesso Crane indica nelle note di copertina, la prima volta che suonò l’iniziale tema finì davvero per prendersi paura. Man mano che il brano si riproduce si noti come la tensione accumulata nelle strofe esploda poi nel riff hard presente in traccia, una sorta di avanguardia di quello che sarà la nuova scena rock. Il pezzo lo possiamo di certo collocare tra uno dei manifesti del dark degli anni ’70, quel dark tetro e ossessivo intriso di atmosfere minacciose e cupe.
Una cosa comunque va detta a proposito di questo pezzo: l’arpeggio iniziale e spettrale del pianoforte di Crane e la prosecuzione tutta del brano ci sembra li avvicini molto ai suoni dei contemporanei Vand Der Graff Generator.
Vug è un vero e proprio episodio prog, un pezzo dove tutta l’irrequietezza del geniale Crane si mette in evidenza, così come si fa notare qui la chitarra di Cann che nel loro complesso si fanno si ergono a vero e proprio mantra per i virtuosismi capaci di mettere sul tappeto, dimostrando, ove ce ne fosse ancora bisogno, quanto l’amore del suono e dello strumento siano fondamentali per gli Atomic Rooster.
Tomorrow Night ha qualcosa di funky alla base poi, più l’ascolti e più ti rendi conto che tutto nel brano è hard rock, ma un hard insolito, forse progenitore del sabbath nero e dei miti satanici che di lì a poco invaderanno le platee di ogni dove. Hard rock di sicuro ma ottimamente dark, una sorta di the dark side of hard rock.
La caratteristica di Seven Lonely Street è quella di nascere da tre principali riff della chitarra di Du Cann, ai quali su uniscono magistralmente le percussioni di Hammond e le tastiere di Crane che in questo pezzo sono in grado di tessere una struttura unica tale da rendere così il pezzo estremamente prog ed hard allo stesso tempo.
Altro pezzo da ascoltare con attenzione è il successivo Sleeping For Years dove i riff sgargianti della chitarra dominano realmente mettendo al margine le tastiere ossessive del solito Crane con suoni acidi e abrasivi presenti in particolare nella sezione centrale, quando parte il lungo, tortuoso e torturato assolo.
E si giunge di sicuro al pezzo più conciso dell’intero album con I Can’t Take No More, brano dal ritmo sfavillante con un sound che sembra rifarsi ad una sorta di rhythm & blues vecchio stile. Di sicuro anche qui musica dura, forse vicina al delirio, ma tipicamente rock. Nobody Else, invece, cede sin da subito al romanticismo, una canzone lenta, quasi priva del tutto di batteria, una sorta di intimismo viscerale che colpisce la band e forse Crane più di tutti. Di sicuro gli Atomic avrebbero saputo e potuto far meglio in questo pezzo.
Gershattzer che chiude definitivamente questa nostra disamina, oltre a chiudere l’intero Death Walks Behind You, propone una miscela incredibile di hard, barocco, progressive, jazz-rock, una sorta di mescolanza perfetta di generi che solo il genio di Crane poteva concepire in modo ineccepibile. Otto minuti di vortici dove il genio Crane esplode in tutta la sua capacità espressiva. Un vecchio critico scrisse di Crane “un Jimmi Smith in acido”; sarà, ma se uno ha talento e sgretolatezza non può essere diversamente, anche se poi, come al solito, gli dei se ne vanno….gli arrabbiati restano.
Raffaele Astore