
Amon Duul II | Phallus Dei (1969)
Dalla Germania i figli degenerati della psichedelia americana. Baccanali demoniaci, danze macabre e sabba infernali.
La scena musicale tedesca, dalla fine degli anni sessanta ai primi settanta, ha visto nascere una serie incredibile di nuove esperienze musicali che hanno influenzato enormemente la successiva storia del rock. Questi nuovi gruppi, catalogati insieme sotto il nome generico di krautrock, hanno ben poco in comune tra loro se non l’origine geografica e una certa influenza della psichedelia americana.
Il gruppo che – più di ogni altro – è stato influenzato dal rock psichedelico della scena di San Francisco (Quicksilver e Grateful Dead sopratutto), sono certamente gli Amon Duul. Nati a Monaco nel 1966 come comune anarchica in veste iniziale di trio free jazz, divennero negli anni successivi un gruppo estremamente ‘politicizzato’ (in un senso modernamente anti-politico ed egualitario), con gli ideali tipici del 1968 che venivano non solo professati ma anche praticati concretamente (vivevano tutti insieme in una comune, condividendo luoghi, oggetti, spazi e denaro, come si vede in vari filmati d’epoca). Nel 1969, dopo una scissione, nacquero gli Amon Duul II, gruppo che fuse con estrema maestria la lezione americana della psichedelia con ambientazioni eteree e spaventose di rituali pagani, baccanali infernali, evocazioni di spiriti, incubi teutonici.
Come sia stato possibile che – in quegli anni – in Germania, si sia prodotta musica tanto innovativa è difficile da spiegare. John Weinzierl, il fondatore-chitarrista, in un’intervista recente cerca di spiegarcelo: “Negli anni Sessanta in Germania, abbiamo avuto un conflitto generazionale molto particolare. La generazione prima di noi aveva sperimentato i nazisti e la guerra. Dopo la guerra c’è stato un clima politico completamente diverso, ma in molte istituzioni, l’odore del vecchio era ancora presente. I bambini hanno chiesto ai loro genitori informazioni sulla guerra e sul nazismo e – soprattutto – il ruolo che loro avevano avuto, gli studenti hanno chiesto lo stesso ai loro insegnanti, ed è stato difficile ottenere risposte adeguate. Tra i giovani, le arti, le università c’era questo forte desiderio di libertà. Da questa situazione è nato un grande attrito tra il vecchio e il nuovo, che si è concluso in rivoluzione culturale. Gli Amon Duul erano una parte di questo. Eravamo alla ricerca di un nuovo modo di vivere insieme in modo libero e creativo. Conoscevamo il tipo di vita che la società industriale ci proponeva; mangiare, crescere, invecchiare, morire, come delle amebe. Noi volevamo altro.”
L’esordio Phallus Dei è un passo in avanti significativo rispetto agli Amon Duul I; tutto è molto più complesso ed originale, una psichedelia molto dura, con momenti avanguardistici, linguaggi blasfemi, temi lugubri ed atmosfere gotiche. Nel disco troviamo cinque brani dei quali uno è la lunga suite che da il titolo all’album. Tutti i brani hanno in comune le atmosfere arcane e tenebrose.
I quattro brani brevi sono delle spaventose dediche a streghe, demoni, creature infernali. Si inizia con la terrificante Kanaan, dove è chiara l’influenza della psichedelia americana ma è altrettanto chiara la tipicità della elaborazione che gli Amon Duul ne hanno dato.
Altro brano inquietante è Dem Guten, Schönen, Wahren, che inizia con un arpeggio e un sottofondo di mellotron. Qui il mellotron però non produce il suono sognante e fiabesco che Fripp nello stesso anno aveva proposto con l’album In The Court of the Crimson King, qui l’atmosfera è malata e per nulla rassicurante. Anche la cantilena in falsetto risveglia terrificanti incubi.
Luzifers Ghilom ci fa capire – fin dal titolo – dove gli Amon Duul vogliono trasportarci; in un terribile viaggio nell’inferno, sembra di ascoltare un vero e proprio brano di satanismo psichedelico. E’ il brano più duro dell’album, a tratti quasi hard rock.
Si continua col breve Henriette Krötenschwanz, brano con l’andamento da marcetta militare, per poi concludere con la title track, la lunga (20 minuti) suite Phallum Dei. Si tratta di un magnifico viaggio lisergico nell’incubo, miscela di psichedelia, avanguardia, elettronica, Stockhausen, blues alla Cream, percussioni tribali africane, violini stile Velvet Underground, musica cosmica.
Phallus Dei è un disco di una bellezza molto particolare, primitivo e barbaro nei suoni ma estremamente innovativo e influente. Il clima esoterico e misterioso che lo avvolge lo renderà per sempre uno dei massimi vertici di tutto il krautrock.